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12.12.12. Ve la siete segnata? Ieri, oltre a essere l’«International soundcheck day» – One, two. One, two. Eccetera. -, è stata una di quelle giornate che resterà. Abbiamo pensato che cambiasse tutto troppe volte, in questo Paese. Troppe volte, soprattutto, negli ultimi venti anni. Fatti di colpi di scena che non lo erano. E più erano spettacolari i colpi di scena, e più erano scroscianti gli applausi, e più era assordante la musica, e più erano urlati i «vaffa»… tanto minore è stato il cambiamento impresso nell’immediato futuro. Per non parlare del futuro vero, quello lontano.

C’era invece qualcuno che lavorava sottotraccia. Anzi: c’era Pippo Civati che lavorava sottotraccia, diciamocela tutta, ragazzi. Ché non siam mica qui.

Era l’ottobre del 2010 e il Partito Democratico organizzava la sua Assemblea Nazionale a Varese, la «Città giardino». O meglio, a «Malpensa Fiere», una colata di cemento vicino all’Autostrada dei Laghi. Perché i laghi, almeno quelli, ce li abbiamo ancora. Ok, diciamola tutta: eravamo a Busto Arsizio, una periferia allargata tra Legnano e Gallarate, il piccolo triangolo industriale. Dal palco lo chiamavano «profondo Nord». E io, che qui, oltre lo svincolo, ci abito, mi sentivo un alieno a casa mia. Siamo così, qui in provincia: arrivano i big da Roma e ci sentiamo un po’ sfigati.

Comunque, la mattina del primo giorno dell’Assemblea mi scrive una mail Ciwati, che avevo conosciuto grazie all’ambaradàn, chiedendomi se fossi riuscito a stampare un po’ di copie di un ordine del giorno che avevamo intenzione di far circolare. Fortuna vuole che abbia uno zio con una fotocopiatrice, di (centro)sinistra. Mi precipito da lui, faccio alcune fotocopie, sia dell’ordine del giorno da sottoscrivere che di un piccolo riassunto. Aggratis, è per la causa. 

E che diceva?

E così, ieri, Enrico Letta, bello bello, se ne viene fuori con: «facciamo quella cosa, sì… le #primarieparlamentari». Bum! Scritta in rosso su Repubblica.it, là in alto. Sotto: «Grillo caccia Favia e Salsi». Passano pochi minuti: #primarieparlamentari è la prima notizia. Grillo, Favia e Salsi scalano sotto. Con tutti i problemi che le #primarieparlamentari si portano dietro ma – intanto – scalano sotto. Che non è schernire il Movimento 5 Stelle – attenzione -, è dire che le cose, se vogliamo, le sappiamo fare anche noi. E le facciamo bene.

Tutto questo per dire che Pippo Civati ci aveva visto lungo. Perché le #primarieparlamentari si portano dietro un sacco di questioni: di rappresentanza, di ricambio, di partecipazione, di responsabilità. E di persone che interpretino idee nuove: una nuova classe dirigente (tocco ferro). Due anni fa. Ecco perché Civati, dalla primavera 2013, sarà il mio candidato per il Congresso del Partito Democratico: perché questo partito ha bisogno di orizzonti distanti, di qualcuno che lavori sottotraccia, con una prospettiva temporale che non è quella di una campagna elettorale, ma di cinque anni alla guida del più grande partito d’Italia.

3 thoughts on “Quelli che le #primarieparlamentari

  1. Pingback: Ventisei mesi fa | [ciwati]

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